mercoledì 20 giugno 2012
Imparerò i colori dei soffi di vento raggelati nel dormiveglia
Imparerò i colori dei soffi di vento raggelati nel dormiveglia,
senza potermi muovere,
le memorie amalgamate al sole crogiolato sulle guance,
le sinfonie necessarie a svuotarmi per riempirmi d’amore -
Quando cala la notte si ha la percezione che non finisce mai,
dura quanto un battito di ciglia, quando nessuno può sentire
le nostre preghiere - disperate, accalcate in vicoli ciechi, trafugate dai sogni.
Ricorderò sempre
quanto vi amo e vi ho amato.
Ricorderò eternamente quanto vi amerò.
Vi amerò anche quando non ricorderò più nulla.
Uno sbuffo di lacrime
casca dal cielo: ferisce il suono omertoso del mondo.
Vorrei essere elettricità. Fuoco. Una calamità naturale per sventrare i perni dell’Eterno.
Soccombere cadendo sulle ginocchia e lì urlare fino ad impazzire.
Tornare lucida - impazzire di nuovo - scrivendo particelle di me, che salgono lente come fumo nel cielo, osservandole - osservandomi - invocando la mia costante, perenne preghiera.
Attendo che cala il silenzio.
La notte (che ruba le mie parole dalla voce, Dio...).
La mia preghiera.
E ora - tutto è buio.
Tutto, tranne Qualcosa che brilla, nonostante tutto, nel mio petto.
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