Dietro l’imbrunirsi
di alcuni pensieri che rimangono galleggianti
al centro della fronte, tutto molle, senza peso, vi è un involucro
fitto di armoniche disquisizioni sulla cura dell’anima.
Provare a colorare il muro che ho davanti di amore
e sommergendolo sommergendomi.
Nella gravità che sparisce
tutto si infittisce,
come l’innamorarsi di una statua di marmo e sangue acido, malato.
Ogni parola d’amore una mascherina da mettere al viso per difendersi
dal veleno, che compatto striscia sotto pelle, raschia e depone isole, maree di Dio, coronato di libertà e soggezione - perché chi ha la libertà, ha lo stesso cielo.
Per qualche istante la memoria scade e s’imbrunisce ancora sopra la musica
che rimbomba, scuotendosi, nelle orecchie, nel torace,
dita frementi che seguono linee d’un percorso tracciato,
senza voce, visioni che rapiscono
la mia stessa persona per poi rigettarla qui,
dove adesso scrivo,
e mi son vista circondata di fiori e rovi, cavi elettrici come collane, spine come anelli e un bianco accecante nella schiena a farmi camminare verso un’espediente, verso qualcosa che abbia senso, dove nulla ce l’ha, e poi è la fine di ogni pensiero.
Si è ciò che si pensa. Libri su scaffali. Parole parole parole.
Barili pieni di idee da mettere in fila una dopo l’altra.
Vedere volti di persone andare in fiamme; cospargersi di acqua santa e correre verso il centro del mondo urlando [con la gola chiusa].
Barili di idee. Di armi. Di superstizioni e religioni divise dall’unicità dell’essere.
L’equazione di noi due sai dirmi che risultato darà?
Solo pensieri sparsi qua e là in un torrente in piena.
Solo, vi amo. E vorrei aprire gli occhi per la prima volta in ogni vita guardando come prima cosa voi.
[bambini miei
mia poesia]
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