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lunedì 21 novembre 2011

destinati

“il mondo gira e volteggia su sé stesso, tra mille cadenze musicali - una ninnananna dai toni strozzati - e mani che vorrebbero strapparlo dall’esistenza; quando l’ultimo rintocco si perde nei meandri della mia voce, io vedo. vedo...”


(perché, a prescindere da tutto quello
che chiunque potrebbe dire,
noi eravamo destinati)

stelle allacciate alla mia persona, nella gola che lascia uscire la voce (per chiamarvi), negli occhi tesi, tesi fino allo spasmo per cercare di acciuffare perfino le ombre, nel capo che chino sotto la maestosità degli Déi misericordiosi, nelle mani lasciate spalancate, aperte, in modo tale da---

... vedo... vedo una stella cadente che brucia l’immobilità della notte.”

e la luna non è nient’altro che un minuscolo pezzetto di eternità
che si sgancia dal cielo per rimuovermi dalla terra con uno scossone,
un brivido,
una lancinante consapevolezza di me.


e penso, ‘vivo, vivo’.
sotto le carezze tiepide di sogni mai evaporati.


i tre gradini per marciare oltre il Confine saranno triplicati, il ciclo della vita si sfalderà per potermi accoccolare di nuovo tra le pieghe del respiro, piccoli fiori colorati lungo i fiumi dei miei pensieri.

“non mi importa se nessuno capirà:
la mia vita ha il suono raschiante di un’alba
mai iniziata e già finita, decisa, portata a risplendere attraverso
luci acri che mi lasciano addosso l’odore della pioggia.

voi siete il significato profondo e puro dell’esistenza.”

la poesia mi ricama squame di sorrisi, e sotto l’acqua, nuotando verso la Strada, non annego bensì bevo ampi respiri che mi inzuppano i polmoni.

la poesia è vita, è la chiave.
è la regressione, l’evoluzione, la forza primordiale che mi tiene in vita.

altrimenti ci sarebbe la morte, la morte dei sensi e del corpo.

______________

è quando guardo il tuo profilo bello da far male che riesco a capire tutto.
quando, sorretto dalla tua meravigliosa anima, mi guardi e arricci le labbra in un sorriso.
quando le tue mani afferrano le mie, gelate, e le trascinano verso quelle stesse albe e quei stessi tramonti che custodiscono i segreti nascosti, capaci di farmi attraversare la mente e scavalcarla.
“... continuo a vederti brillare di una luce maestosa, potente, luminosa, e sperare
che tu non possa mai smettere di luccicare nel buio, figlio mio.

e sei veramente tu che afferri il cielo brandendolo tra le mani, arma e scudo al contempo, e lo poni davanti a me per difendermi.

come posso spiegare i fili di poesia che ti scorrono nel sangue, nello sguardo?

come spiegare che ti vedo, circondato di amore, pregante a testa alta, da quando chiamavo il mondo disperatamente, totalmente, inconsciamente?

vederti è stato il mio primo miracolo; non un sibilo di falsità, un accenno di follia, non un’allucinazione devota ma solamente, semplicemente, te in ogni tua forma e sfaccettatura, bella ed eterna, che mi fa volare solamente osservandoti gli occhi.

come spiegarlo al mondo intero questo amore che mi dona vita?

senza di te non esisterebbe niente.
senza di te la luna perderebbe il suo candore, raggomitolata tra le stelle.
senza di te non ci sarei io; e saperlo non è fonte di tristezza, di disperazione,
ma gioia e rispetto e orgoglio.

... vedo... vedo il tuo volto scuro, pieno di meraviglia, alzarsi dalle spire flessuose dei tuoi mormorii sinceri...”

e so che ti amo come so di essere venuta al mondo per [scrivere, correre, scrivere, scrivere, scrivere, scrivere- un pentagramma di amore puro] tornare.

sei l’incognita scoperta delle mie vicissitudini.


Conall [il mio primogenito] tu sei la poesia che mi lega a questa terra, l’anima specchiata nella mia, gemella, che mi tiene al caldo quando fuori il mondo rabbrividisce di freddo.

... forte lupo da cui prendo e dò il respiro...
... significato profondo dell’amore...
... eravamo, siamo, saremo sempre destinati assieme [tra fiori luminosi e bianchi guerrieri protettori della nebbia].

20 novembre 2011 11:14

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