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giovedì 21 aprile 2011

pensieri2

voglio essere riportata a casa.
scrivere, la Poesia.

mi lascio trascinare via, lontano...verso sponde che non conosco, ah...quanto dolore può entrare in un cuore che dentro,
ma dentro profondamente, possiede solo una cosa?

la mia vita mi si presenta con sembianze oscure, malleabili da mani nere, e non c’è niente che io possa fare se non guardarla scorrere.

e avanzare con grandi e pungenti artigli.
devo fare qualcosa (ma il dolore per adesso ha un viso familiare che a me manca tanto)

la Poesia salverà tutto. confido in Lei.
non ho altro. sradicando le cose genuine e giornaliere, che amo tanto, della mia vita la cosa che più sopravvive alla tempesta è scrivere.

(la vecchia macchina da scrivere è stata ritrovata in un cantiere a cielo aperto, scassata, consumata. come il mio cuore da amica adesso)

scrivere è seriamente l’unica cosa che io posso stringere tra le mie braccia per tutte le ore che voglio.

biancaneve tossica potrà usare anche tutti gli aghi di questo mondo per farsi,
ma il mio sangue reso amaro non verrà più travasato in
vene che non sanno neanche che via scegliere
se essere semplici cunicoli o strade che la vita
intraprende e porta al suo termine.

sono desolata, veramente, mi piange l’anima. il silenzio è uno di quei rumori assordanti che non si spengono. neanche con la musica, neanche coprendosi le orecchie con le mani va via...

nuoto in fiumi gelati che mi ricordano che questo organo da quattro soldi batte ancora.

per il gelo smisurato.
e l’ovvietà dettata dalle conseguenza.

chi sono diventata? chi diventerò?
io voglio solo tornare a casa...nella scrittura. rimboccarmi lì le calde coperte. guardare forse le stelle, la luna.
il cielo è una macchia che sporca il creato di speranza e pensieri galoppanti verso il nulla fare dell’uomo.

(ora) sono sola.

potrò morire davvero? nel senso, è ovvio che morirò, ma la mia anima o quel che ne rimarrà ce la farà a trafugare un corpo neonato per avvolgerlo in tutte le cose che ho incontrato fino ad ora e che incontrerò?
aiuterò quella persona a capire cosa si nasconde oltre la nebbia ?

sarà un unico vortice di brillantini...

io probabilmente sceglierò te perché guardandoti negli occhi saprò riconoscere un perfetto giaciglio
per la mia anima stanca e vecchia
dove, nella tua essenza, troverà aria pulita ed energia.

sai, chiunque tu sarai...non sarai mai solo o sola.
è una promessa. cercherò di non farti sentire addolorata o addolorato, coprirò le tue lacrime con i miei baci, inciderò con la felicità il tuo corpo e lo benedirò, guarderò le tue mani scrivere di mondi lontani e saprò - lì saprò...
che c’ero anche io.

la sigaretta porta via solide realtà assieme alla musica.
la tua fronte pallida è una cosa a me cara-

-il sonno tarda a venire a trovarmi, perciò non mi resta che scrivere. come sempre.
chissà quanto tempo è passato, se un minuto o un’ora da quando ho iniziato a vivere,

(ora capisco perché sono venuta sulla terra, oh pianeta ignobile)

che venga suonato un requiem per me, per tutto ciò che non ho fatto!...

e lo vivi respiri ami con tutto te stesso
però forse il nipote che ti donai
non l’hai visto (invece l’hai fatto e questo è una lancia conficcata nel mio petto
con brutale ferocia ed insistenza)
il mio ultimo respiro si farà quando starò scrivendo.

voglio questo. lascio il resto lontano. i pensieri delle altre persone, i loro giudizi...che me ne importa?

io scrivo e basta.

mi basta per un’intera vita. e molte altre.

la testa pesa come un macigno che devo portare a tutti i costi.
e come sarebbe gioioso vederla evaporare in tanti sbuffi di fantasia
che dipingono radiosità su di me.

leggi, per favore. leggi e vai oltre ciò che sto scrivendo ora.

capiresti?

le parole mi escono fuori dalle dita...e la domanda la faccio direttamente a te.
se leggessi questo capiresti che è un dialogo con te.

ah, maledizione miserabile, guarda!...
un piccolo verme...che elemosina calore che non riceverà...

le dune del sahara si espandono fino al Veleno
e le strade si ricoprono di misteri e profezie
di sporchi abusi e meschinità...

chi descriverà ciò che sono adesso?

ma quanto tempo è passato?

due, tre settimane?

il silenzio avviluppa le sue maestose ali su di me
e mi ricopre di buio fino alla testa
impedendomi di urlare, tanto è doloroso.

come mi chiamo?

so che il mio nome è anna. sono legata ancora a qui, in questo momento. non ho perso la mia lucidità.
domani sarà una lunga giornata fatta di ipocrisia, dolore masticato e mai mandato giù, nausea, spero risate, nostalgia.

quanto può durare un istante, seppur doloroso?
forse troppo tempo.

le mie mani hanno un’angelica voce che non riesce a rimbombare ancora più di tanto nella testa delle persone.

il messaggio deve essere capito, deve passare, deve essere sentito profondamente.

la Poesia mi salverà.

(ho molte rughe malvagie che inaspriscono il mio viso, lo fanno contrarre dalle situazioni generali)

Scrivere, come diceva Pessoa, è seriamente necessario.
vivere no.
scrivere sì, perché ti purifica l’anima, ti pulisce il destino, ti massaggia i muscoli indolenziti dal giorno quando si va a letto o quasi.

scrivere è necessario perché è il bello
di tutto ciò che si vede, non si vede, non si sente e si sente
si percepisce, non si percepisce.
e non sono una piccola farfalla...semi nascosta dall’oscurità-...

la pioggia calmerà i miei sensi e li farà fiorire
in germogli piantati
che risplenderanno nelle avversità,
contro le intemperie quotidiane...
sarà un calmante delizioso per tranquillizzare quello che vedo, sento e percepisco.

una storia mi viene raccontata nell’orecchio.

parla di lupi, di un’isola, della luna, di un principe che gettò via la forma e prese la sostanza.

un neonato sta piangendo chiamando a gran voce chi si prenderà cura di lui.

ora ho sonno.

delle cornamuse sventolano la loro voce al vento
poi si trasformano in strizzacervelli senza pietà
e mi soffocano, mi deturpano di anna.

della ragazza umana.

ora non sono o lo sono in modo parziale anna.

sono semplicemente io, solo io.
domani non ricorderò niente, eccetto le macchie davanti a me, e tutto sarà ancora più bello
senza nessuna voce a discutere tesi improponibili al genere umano addirittura
e il solvente che laverà via le spore è la Poesia.
sempre lei.

-i lupi cacciano fuori gli appuntiti denti
mirando al mio collo
ma non sono più un pranzo o una cena da divorare
(divora anche l’ultimo brandello di me)

dicevo? la storia...

lupi, poi c’è del veleno sparso per terra, delle mani impazienti.
scelgo di non scegliere l’assoluto.

il paradiso deve avere giardini molto grandi.

21 aprile 2011

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